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REPUBBLICA

Movement e Club To Club: “Insieme costi ottimizzati”

Per la prima volta le due rassegne autunnali di musica elettronica sono sovrapposte. Club to Club parte il 30 ottobre e termina il 3 novembre, mentre Movement è in programma dal 31 al 2 con tanto di passaggio di testimone. Abbiamo chiesto il perché di questa scelta ai due direttori artistici. 

Maurizio “Juni” Vitale, direttore artistico di Movement, è appena tornato da Ibiza, dove ha ritirato il Dj Award assegnato al Kappa FuturFestival: che valore attribuisce a quel premio?
«È il più importante al mondo, anzi l’unico nel settore della musica elettronica: si tratta di un riconoscimento assegnato da una giuria composta da addetti ai lavori, ossia persone qualificate ed esigenti. È un orgoglio che condividiamo con Torino, prima città italiana premiata in quel contesto».

A lungo andare il Kappa FuturFestival ha oscurato Movement: è un dispiacere?
«Guardo il lato positivo: essere riusciti a superare con un`iniziativa diurna gli ostacoli con cui si è scontrato Movement. Per quanto Torino sia all’avanguardia in Italia, si fa comunque fatica a gestire progetti dal posizionamento notturno, perché la musica elettronica non ha abbattuto ancora il muro dell’omertà culturale».

É per questo motivo che la prossima edizione avrà una sola serata al Lingotto?
«Abbiamo un programma molto ricco: dall’allestimento all’aeroporto di Caselle ai vari appuntamenti di “Road To Movement”, tra cui la mostra inaugurala sabato scorso alla Saatchi Gallery di Londra, i Dj set di domenica allo Skyway Monte Bianco, gli incontri al Politecnico e le due serate nei club a inizio novembre. Vero: la notte di Halloween avremo solo due padiglioni, ma il problema riguarda soprattutto l’agibilità del Lingotto».

Quali sono gli artisti che siete più fieri di avere in cartellone?
«Sono molto curioso del back-to-back fra Jamie Jones e Joseph Capriati, una performance esclusiva, e felice che torni a trovarci Derrick May, al quale abbiamo affidato il sabato notte all’Audiodrome di Moncalieri. Nel cast abbiamo poi Amelie Lens: personaggio in ascesa e richiestissimo su scala internazionale».

Come stanno rispondendo le prevendite?
«Veniamo da due anni molto faticosi, dove abbiamo investito tantissimo, commettendo anche qualche errore, tipo la scelta scellerata di distanziare le serate nel 2017, dunque sono piacevolmente sorpreso:abbiamo già superato quota cinquemila e siamo al 25 per cento in più rispetto a quelle due edizioni. E il pubblico dall’estero sta rispondendo bene: non raggiungeremo il centinaio di nazionalità del Kappa FuturFestival, ma confido di arrivare a una trentina».

La concomitanza con Club To Club costituisce una sfida o un’integrazione?
«Purtroppo nessuna delle due. Di sicuro non è una sfida, mentre mi piacerebbe che ci fosse maggiore integrazione, ma non mi pare ve ne sia l’intenzione da parte loro: probabilmente si sentono autosufficienti. Di buono c’è che ottimizzeremo i costi di allestimento, come del resto accade già da due anni: noi mettiamo a disposizione la capacità produttiva per cui siamo stati premiati a Ibiza. In ogni caso, credo che un po’ di concorrenza sia di stimolo per entrambi».

Qual è la sua opinione personale su Club To Club?
«Penso che Sergio sia il più bravo della prima generazione torinese affacciatasi sulla scena, beneficiando d’importanti contributi pubblici: riuscito a consolidare il festival, rimanendo pionieristico nella selezione artistica, anche (mando quei contributi hanno cominciato ad assottigliarsi. Ed è un bene per la città che due format di successo abbiano sede qui».

By Alberto Campo