18 Ottobre 2018
DJ MAG
Movement: Conferme e Novità
Da un lato i big della techno, dall’altro live di alto profilo. E poi una terza serata “off” ad Halloween. Movement cambia (parzialmente) pelle e rilancia di nuovo
Un’edizione anomala e sicuramente uno spartiacque rispetto al passato, questa del 2018 di Movement. Dopo la sbornia dello scorso anno, con addirittura quattro palchi, quest’anno abbiamo trovato due stage al Lingotto, una contrazione che bilancia l’ampliamento di Kappa Futur Festival, che ci ha regalato un significativo terzo stage lo scorso luglio, e il nuovo appuntamento Shout XL in programma per il 31 ottobre, con star pesantissime come Richie Hawtin, Tale Of Us, Len Faki e Mind Against. Un dato da leggere e interpretare: Movement non ha problemi, è un festival che funziona ed è ormai una realtà consolidata non solo a Torino e in Italia, ma anche sulla mappa internazionale. Si parla di 20mila presenza anche quest’anno, spettatori da 37 nazioni. Dunque il ridimensionamento ha senso se pensiamo alla line up estremamente compatta di venerdì sera, con un poker d’assi che a partire dalle 22 ha messo in fila Nina Kraviz, Solomun, Amelie Lens e Joseph Capriati, mentre sul Burn Stage erano in scena il live di Wajeed, quello di Francesco Tristano, e poi una doppietta al femminile con Ellen Alien e Charlotte De Witte a chiudere, mentre in apertura il “nostro” Stomp Boxx, vincitore dell’ultimo JAGERMUSIC LAB, ha strappato applausi e consensi.
Stringendo lo zoom, Nina Kraviz ha condotto le danze da vera maestra, da assoluta protagonista, picchiando duro nonostante lo slot quasi da warm up – ma con la sala già piena, è comprensibile la scelta di suonare un set da peak time. Con il solito tiro degli ultimi tempi, che mette insieme techno, acid, classici e molta energia, Nina si merita il boato del Lingotto e cede il testimone a Solomun, che riparte da un bpm e un mood decisamente meno aggressivi ma poi ci arriva, alla violenza, e quando è in forma così non ce n’è per nessuno. Amelie Lens, onestamente, è sempre la stessa ogni volta che la si ascolta. Che suoni nel primo pomeriggio o alle 6 di mattina, è sempre dritta, veloce, durissima, non ci convince, a dirla tutta. Convince invece il pubblico, che la accoglie e la saluta con un’ovazione, per lasciare il posta a Capriati che è ormai il re incontrastato di festival come Movement. Protagonista in tutto il pianeta e osannato in modo divistico in Italia, Joseph Capriati è l’erede e il prosecutore della tradizione partenopea, e ormai uno dei sei, sette top player mondiali quando si parla di techno. Molto bene, sul Burn Stage, Tristano con sua classe impeccabile tra beat e pianoforte.
Il sabato si cambia marcia. Se venerdì abbiamo visto un Lingotto carico fin dall’inizio, il giorno dopo l’affluenza è lenta e costante come quella di un club, con orari dilatati e ingressi molto scaglionati (a metà serata ci sarà molta gente, l’inizio parte al rallentatore). Mentalità che penalizza parzialmente il live di Cosmo, che rappresentava una deviazione rispetto al solito suono di Movement. Un peccato, sia perchè quello di Cosmo è uno dei migliori show in circolazione, sia perché è un italiano che fa pop ma lo fa dal “lato techno”, sia perché è una diversione curiosa che merita maggiore attenzione dal pubblico di Movement. Va detto che il suo tour è passato molte volte da Torino in un anno, e che le 21 di sabato sono davvero un orario scomodo. Ma al di là degli handicap, lo spettacolo è forte e coinvolgente, una vera festa, una vera disco-labirinto, per fare una citazione assolutamente pertinente. Dopo di lui, Lone convince a metà, mentre Jon Hopkins, che già avevamo visto in questo tour, è semplicemente travolgente. Uno degli spettacoli più strarodinari che si possano ascoltare e vedere nel mondo oggi. Il migliore di tutto il festival. Poi parte la techno: KiNK con il suo live sempre più spettacolare – ma conciso, compatto, granitico – fa da ponte ideale tra la prima parte della serata, più intellettuale e ricercata, e i centravanti di sfondamento che seguiranno: Ilario Alicante (tifo da stadio per lui e set da bombardamento) e i Martinez Brothers, che prendono tutti per mano e ci accompagnano fino all’alba.
Quindi? Movement Torino, lo dicevamo all’inizio, conferma il suo status e conferma la qualità di una line up che rappresenta la techno mondiale al meglio in Italia, e lo fa in un contenitore, il Lingotto, allestito come sempre con un palco e un impianto di alta qualità e di grande impatto. Considerando il cambio di date dopo una lunga tradizione a cavallo di Halloween, e una serata comunque fissata per il 31 ottobre, il bilancio è positivo anche quest’anno. Di sicuro, qualcosa sta cambiando nel mondo dei festival, in linea generale. Lo skyline verrà ridisegnato nei prossimi anni. Movement e Kappa FuturFestival sono due player lungimiranti, perciò teniamone d’occhio le strategie e le trasformazioni per comprendere lo scenario.
By Albi Scotti
Articolo originale qui.
