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La Repubblica

Vitale “Il Movement diventa la playlist che fa suonare la città”

Per chi ama la musica elettronica, chi periodicamente ha bisogno di perdersi nell’atmosfera industriale di un club, chi vive la necessità di dimenarsi sotto cassa e lasciare il mondo fuori, oggi è un giorno segnato in agenda da tempo: è il giorno del Movement Torino Music. La rassegna indoor di Movement Entertainment dedicata alla cultura e alle arti digitali torna per la quindicesima edizione, invadendo fino al primo novembre le location, tre per quest’anno, con i migliori nomi della scena clubbing internazionale.

Maurizio “Juni” Vitale, “papà” di Movement e Kappa, quali sono gli obiettivi?
«Dopo il Kappa della scorsa estate, con 85mila persone visibilità internazionale, vivo quest’edizione con serenità, ne ricordo altre in cui ero più agitato. Tra le varie serate spero tra i 12 e i 15mila (biglietti, ndr). Di sicuro però l’obiettivo è continuare a valorizzare il brand, considerato autentico per il mondo della musica elettronica, techno e dance».
Che edizione sarà?
«Rieditata volutamente. Più estesa in termini geografici e di programmazione. E si torna alle origini: gran parte degli eventi si svolge nei club. Ci sarà l’Audiodrome Live Club, di proprietà, e il Centralino in centro che ha un ottimo sound. Inoltre per la prima volta saremo ospitati dalle Ogr».
Poi c’è la forma virtuale: la playlist, “Movement City Soundtrack”. Perché?
«Mi piacerebbe diventasse la playlist della città. A Torino è sempre mancato un suono o un brano di riferimento. C’è la prima dance degli anni ‘80, i ‘90 con i Subsonica, e oggi la musica contemporanea. Da vent’anni Torino è una guida in Italia per la scena e credo che in futuro sarà la città della musica elettronica. Ci sono altri amici che fanno festival e si distinguono a livello nazionale. Mi piacerebbe che la città suonasse tuttainsieme. Le playlist, due nella giornata, si potranno riprodurre negli alberghi, nei negozi, dagli l’artigiani. Con Spotify basta un collegamento web e la città vibra all’unisono».
Tutti possono diffonderla ma chi può parteciparvi?
«Finora i nostri artisti “resident” ma sarebbe bellissimo si candidassero altri. Potremmo produrre così playlist autoriali. La musica genera cambiamento».
Quindi la musica come volano?
«È un grande veicolo di turismo e se si intersecano sono due leve che fanno crescere economia e posti di lavoro.
Al Movement arriveranno musicisti da 15 nazioni, 20 nei fine settimana. Arrivano con aerei, bus, treni, e trascorrono tempo in città. L’aspetto sonoro di Torino c’è sempre stato, ma con Eurovision il dibattito è stato grande. Sono di recente tornato da Amsterdam per un evento che, nato da un investimento pubblico tra Siae locale e città, in tre giorni contribuisce al 3% del Pil della città».
Cinque mesi dopo Eurovision c’è più sensibilità?
«C’è domanda fortissima dal pubblico. Ad Audiodrome a Moncalieri mai avuto presenze così significative, stimo il 20% in più del 2019. C’è fortissimo desiderio di stare insieme».
E da parte delle istituzioni?
«Sono contrario ai festival pubblici, c’è già il Todays. Non bisogna inventare nulla di nuovo, ma patrimonializzare le imprese culturali che sono spesso associazioni. Bisogna invece aiutare giovani a fare impresa. Ma devono provarci senza paura di fallire o di definirsi imprenditori».
Siete al lavoro sul Kappa. Quando si parte?
«I biglietti potrebbero essere in vendita da metà novembre. Vogliamo migliorare l’esperienza cashless e continuiamo a lavorare sul Parco Dora, è un progetto intenso. Oggi si fa fatica a mettere a regime e a reddito esperienze invece ogni occasione dovrebbe servire per reinvestire e farne un grande laboratorio».