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ESQUIRE

È Stato Un Gran Bel Movement

L’edizione 2018 del festival torinese di musica elettronica: ottime conferme e grandi sorprese (e ad Halloween si balla ancora).

Movement, appuntamento storico torinese (dal 2006) dedicato alla musica elettronica, è stato per me un festival di grandi sorprese. Sono arrivato il sabato nei grandi spazi del Lingotto e sul palco principale c’è stata la prima: un’organizzazione di stampo elvetico ha fatto iniziare il live di Cosmo alle 21 in punto, come da programma. Il suo concerto è stato uno dei pochi a non aver rappresentato in alcun modo una sorpresa, per me, ma una conferma.

Avendolo già visto live molte volte, anche nel corso di questo tour, non è stata una novità osservare come Marco riesce a dominare il palco e a far divertire il suo pubblico. Pubblico che, già abbastanza numeroso all’inizio del set, ha via via riempito sempre di più la sala per celebrare quella che era a tutti gli effetti “l’ultima festa”, come dice il titolo di una delle sue canzoni più famose. Nella città dove ha studiato infatti Cosmo proponeva l’ultima data di questo lungo tour pieno di soddisfazioni, che ha fatto ballare sulle atmosfere del suo Cosmotronic un sacco di gente in tutta Italia e che anche in questa occasione non ha deluso, con il suo mix di pura elettronica e cantati melodici, appoggiati sui bassi francamente impressionanti dell’impianto del Lingotto.

Dopo di lui è il turno di un buon live di Lone, artista inglese di casa R&S di cui ricordiamo soprattutto il bellissimo Galaxy Garden del 2012. Il nostro propone la sua elettronica raffinata ma allo stesso tempo trascinante, e non delude.

Facciamo un giro anche nella sala più piccola, dove Moreno Pezzolato sta suonando un set piuttosto allegro, e troviamo che anche questa è molto vivibile, una seconda sorpresa. Alle volte i festival possono essere un po’ pesanti da sopportare dopo un certo numero di ore per via della quantità esagerata di gente e per il comportamento del pubblico, ma per tutta la durata del Movement ci siamo mossi in un Lingotto assolutamente non vuoto (oltre 20mila presenze) ma con spazi gestiti bene e quindi del tutto vivibili, non imballati al punto da essere spiacevoli. E questo è valso un po’ per tutte le aree, compreso l’esterno dove si radunano i fumatori e chi vuole prendere una boccata d’aria o recarsi ai bagni. Un pubblico abbastanza internazionale (presenze da 37 nazioni) e, per quanto sicuramente molto coinvolto, più educato di quanto sinceramente mi aspettassi.

Articolo originale qui.